Genesi

L’Antico Testamento si apre con questo testo stupendo che è un intreccio meraviglioso di poesia, di racconto e di teologia. Non ha pretesa di essere un testo storico – nel senso di registrazione puntuale di fatti veramente accaduti – ma, ugualmente, vuol essere la narrazione, in stile poetico, di quella storia che si sviluppa davanti ai nostri occhi. Storia fatta di cose, di presenze, di situazioni, di uomini e di donne, di relazioni… e che ha bisogno di ritrovare le sue radici.

Tenendo conto anche che il testo è frutto di un autore del VI secolo a.C., quando il popolo ebraico è deportato in Babilonia, il tempio distrutto e Gerusalemme terra lontano e soltanto sognata, capiamo che queste espressioni sono anche la riproposta del sogno di un Dio della creazione e dell’umanità, ma sogno di armonia e di profonda pace. Il tempio perduto e distrutto è sostituito da questo orizzonte della creazione che, in qualche modo è il tempio dove Dio continua a manifestarsi. L’uomo violentato ed oppresso è sostituito da questo uomo, culmine della creazione e chiamato ad essere signore di ogni cosa:

E’ la grande affermazione che solo Dio può essere sorgente e sostegno di ogni vita e di ogni desiderio di armonia e di bellezza.

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