Diventare «Amen»

   E’ bello conoscere questa espressione «Amen» che ripetiamo spesso durante le nostre Eucaristie e che, soprattutto, segna la nostra accettazione del Pane di vita al momento della Comunione.

            «Corpo di Cristo»: «Amen».

Per gli Ebrei, Amen significa qualcosa di solido; proviene dalla radice del verbo “amman” che esprime il dare sicurezza, il dimostrarsi solidi, l’avere fermezza.

Potremmo anche tradurlo con impegno alla fedeltà, a dare consistenza alle promesse con il compimento di esse; la stessa parola indica una cosa solida, qualcosa che offre garanzie, un punto d’appoggio, una sicurezza.

            Il Dio dell’Amen

            E’ interessante notare la frequenza con la quale questo termine è usato nell’Antico Testamento sia per indicare la fedeltà del popolo messo di fronte agli impegni dell’Alleanza, sia, e soprattutto, per indicare la certezza che Dio è fedele: da qui deve scaturire la risposta fedele del popolo. Dio è fedele. Dio è Amen.

Più volte ne hanno avuto conferma. Dio mantiene la promessa. La sua parola non viene meno.

            Ha promesso ad Abramo ed ha compiuto. Ha promesso a Giacobbe ed ha compiuto.

Ha promesso ad Israele in Egitto ed ha compiuto.

            C’è tutta una storia che narra di questa fedeltà di Dio nei confronti del suo popolo e degli impegni con lui.

Dio fedele anche quando Israele, capace a parole di tanta fedeltà, poi, in concreto, non ha dato seguito agli impegni accogliendo idoli stranieri.

            A motivo di questa fedeltà sono giustificate quelle espressioni, tanto frequenti nella Scrittura, che riferiscono a Dio le connotazioni di roccia, baluardo, città fortificata, rocca inespugnabile… E’ qualcosa di solido su cui ti puoi appoggiare e dove puoi trovare sicurezza.

            Il Dio dell’Amen è il Dio attorno al quale Israele ha costruito la sua storia: storia di tenerezza e di dramma, di abbandono fiducioso e di infedeltà, di vicinanza e di cammino faticoso per riavvicinarsi, di risposte e di delusioni.

            Il Dio che Israele ha sempre trovato, quando l’ha cercato, pronto a perdonare, a ricostruire, a dare nella grandezza della sua bontà e misericordia.

Il Dio che è stato davvero roccia e Israele ne ha misurato la consistenza quando ha accettato di costruire su di lui.

            E, infine, il Dio che ha manifestato tutta la sua fedeltà in Gesù di Nazareth, l’Amen di Dio Padre.

            L’Amen di Dio Padre

            E’ di grande importanza il passo di san Paolo nella II lettera ai Corinti: «Tutte le promesse di Dio sono diventate Sì in Gesù Cristo», là dove «sì» sta proprio per Amen.

Come dire che ogni promessa di Dio si è realizzata, si è compiuta, è diventata visibile.

            Gesù di Nazareth è il segno storico e tangibile della fedeltà di Dio.

Ma con quale volto e come si è espressa la fedeltà di Cristo?

Credo si possa dire che la fedeltà si è espressa nella capacità di rispondere per amore; una risposta pura e gratuita nell’amore.

            Ecco l’Amen, la fedeltà di Dio manifestata in Gesù Cristo. Fino a lì Dio ama l’uomo, fino a tal punto è fedele: fino alla croce perché così, e solo così, poteva servire l’uomo, poteva annunciargli un amore senza confini, un amore assurdo per certi aspetti, ma travolgente se lo pensiamo in Dio.

            Solo così poteva aprire una strada nuova ed una possibilità nuova all’uomo che andava cercando a tentoni il senso da dare alla sua vita, alla sua fatica, al suo quotidiano vivere e anche al suo morire. Solo così ha potuto divenire quella solidità sulla quale l’uomo può appoggiarsi.

            Non ci è difficile cogliere che a noi, nell’Eucaristia, è data la possibilità di fare memoria di tutto questo e di accostarci ad una pietra così, forte, stabile, veramente pietra angolare.

            La scoperta di un Dio Amen e di un Gesù Amen del Padre, è ciò che ci permette di appassionarci all’Eucaristia, di coglierla come momento fondamentale, come quella realtà a lungo cercata e desiderata per possedere certezze e verità.

            Ci chiama a parteciparla e a viverla come originale invito che Dio stesso ci fa ad entrare dentro il mistero, a cogliere la garanzia di un Dio che non tradisce, che non illude e non delude, di un Dio che accetta di compromettersi totalmente nel destino dell’uomo per condurlo a quella «shalom» che è pienezza, armonia, felicità grande, serenità e pace.

            L’Amen del cristiano.

            Sempre con san Paolo affermiamo: «Per questo, attraverso Gesù Cristo, sale a Dio il nostro Amen per la sua gloria».

            Comprendiamo, allora, che la partecipazione autentica e vera all’Eucaristia conduce anche noi ad essere Amen.

Amen come realtà di fedeltà al nostro oggi, alle nostre attese più profonde e alle attese degli uomini.

            Amen come fedeltà alla vita e a ciò che la rende bella, a tutte quelle dinamiche – a volte difficili da assumere, ma importanti e fondamentali – che si chiamano rispetto, solidarietà, perdono, accoglienza, responsabilità.

            Amen come fedeltà alle grandi logiche che sono capaci di rinnovare ogni giorno la gioia e il gusto di vivere: sì al servizio, sì al dono, sì all’offerta di me stesso.

            Amen anche quando c’è davanti la croce, e Gesù ce lo insegna molto bene; anche quando siamo tentati di chiederci a cosa servirà un sacrificio in più, un uomo crocifisso in più, o come la potenza di Dio si possa rivelare in una scelta di povertà, di mitezza, di abbandono, di sconfitta apparente.

            Amen… con la certezza di voler rispondere con amore ad ogni situazione, ad ogni incontro, ad ogni esperienza.

            Amen anche sapendo che devo crescere, che ho bisogno di maturare, di andare avanti; che nella fatica quotidiana e nella riluttanza ad una logica di sacrificio, mi porto dentro la certezza che, solo diventando coraggiosamente Amen, posso aprirmi ad una maturazione e ad un cammino per diventare più uomo.

            Credo anche che sia importante sapere che ognuno di noi è chiamato a diventare Amen per gli altri.

Siamo deboli, è vero; siamo anche inconsistenti in certe scelte, eppure tutti abbiamo la possibilità di dare una mano a qualcuno, di essere spalla per qualcuno più povero e più in difficoltà.

            A tutti è data la possibilità di diventare come quel ramoscello, fragile e di poco conto, su cui ci si può posare per cercare un po’ di riposo.

            E’ giusto sapere che siamo tralci che hanno bisogno di essere innestati in un ceppo, ma è anche bello sapere che qualcuno può sempre contare su questi tralci.

            Anche noi siamo chiamati ad essere Amen, l’Amen di Dio nella storia, per gli uomini, per ogni uomo.

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